Come essere un genitore consapevole grazie alla mindfulness

12 Nov 2018 | Crescita personale, Problemi educativi

Il secondo pilastro dell’approccio alla genitorialità che propone The Family Trainer è la mindfulness. Ovvero la presenza mentale. Ma cerchiamo di capire un po’ meglio in che modo la presenza mentale può aiutarti a svolgere il tuo ruolo di genitore al meglio.

Come ho già spiegato in un mio articolo sulla gestione della rabbia, è fondamentale saper regolare le proprie emozioni per poter diventare un modello efficace per i propri figli.

Quando si crescono i figli senza punizioni e minacce bisogna avere a disposizione delle strategie efficaci che ci permettano da una parte di porre i limiti che riteniamo necessari. E dall’altra di regolare le nostre emozioni quando si presentano dei momenti di difficoltà o di conflitto.

Conoscere e gestire le emozioni

Purtroppo ho spesso la sensazione che molti di noi non abbiamo imparato a conoscere e gestire le proprie emozioni. E quindi immancabilmente di fronte ai comportamenti difficili dei nostri figli finiamo per reagire in maniera inconsapevole.

La pratica della mindfulness ci aiuta invece a portare consapevolezza in quello che accade a livello corporeo ed emotivo. Getta luce sulle nostre reazioni immediate. Ci permette di schiacciare per un attimo il pulsante della pausa e rispondere alla situazione con maggiore attenzione e presenza.

Dando per scontato che quando si hanno dei figli si vive su un ottovolante di emozioni  – che spaziano dalla gioia, alla paura, alla rabbia, alla preoccupazione – è fondamentale poterle utilizzare per osservare e lavorare sulle proprie reazioni inconsapevoli. In tutte le situazioni in cui sei di fronte ad emozioni difficili, la mindfulness ti può aiutare a ritornare ad una sensazione del momento presente più vitale. In cui trovi un po’ più di spazio tra quello che accade e il modo in cui reagisci.

Cosa è la mindfulness?

Avrai sentito questa parola milioni di volte e ti sarai subito immaginato un Buddha radioso seduto a meditare. Il secondo pensiero è sicuramente stato: “Ma io non ce l’ho il tempo per sedermi sul cuscino da meditazione!”. E hai ragione. Nessuno di noi in questa vita frenetica a molto tempo per sedersi e meditare. Anche se in realtà sarebbero sufficienti pochi minuti al giorno per innestare enormi cambiamenti a livello del cervello e delle nostre emozioni. E della nostra gestione dello stress.

In realtà è molto più semplice di quello che pensi. Mindfulness significa semplicemente che la mente è totalmente presente in quello che la persona sta facendo, in ciò che sta accadendo e nello spazio in cui ci si muove. Può sembrare banale. Ma in realtà se ci pensi molto spesso la mente prende il volo e non è lì nella situazione che stai vivendo. Perdiamo contatto con il corpo. E cominciamo a pensare ossessivamente a qualcos’altro. Non siamo più presenti e attenti al momento presente ma impegnati in qualche forma di rimugino mentale. Che si concentra su qualcosa che è avvenuto nel passato o che ci mette in ansia rispetto a qualcosa che deve avvenire nel futuro.

La mindfulness ti riporta nel momento presente

Qualunque sia il tema su cui ti arrovelli, la mindfulness ti riporta qui. Nel momento presente. In quello che stai facendo proprio ora. E sebbene sia una cosa innata, è possibile allenare attraverso tecniche comprovate che si svolgono da seduti, sdraiati (e qui tutti finiscono per addormentarsi) o camminando. O persino attraverso il movimento del corpo consapevole che avviene in attività quali lo yoga o lo sport più in generale. Io ad esempio quando nuoto riesco a sentirmi davvero presente. Ascolto il rumore del mio corpo che scivola nell’acqua. Mi metto in ascolto delle sensazioni fisiche. Conto le vasche e ascolto la stanchezza o il vigore che provo nel corpo. E quando esco dopo un’ora di attività mi accorgo che il beneficio non è solo fisico. Mi sento più integrata nel corpo e nella mente.

Quindi, diversamente da come comunemente si pensa, la mindfulness non ha a che fare con il meditare sui pensieri che passano nella mente. Al contrario comincia e finisce con un contatto profondo con quello che avviene nel corpo. Richiede di prendersi uno spazio e un tempo per diventare consapevoli di dove siamo e di cosa sta succedendo intorno a noi. E questo comincia con l’essere consapevoli del proprio corpo.

Ma in che modo questo può essere utile nella nostra vita da genitori?

Il primo beneficio che mi viene in mente è proprio il fatto che la mindfulness riduce lo stress e l’ansia. Che converrai, sono due delle emozioni che come genitori viviamo maggiormente. E poter affrontare le nostre giornate con meno ansia e stress ci aiuta ad avere sicuramente più disponibilità emotiva per i nostri figli.

Ma la mindfulness è uno strumento validissimo per imparare a regolare le proprie emozioni. E quando sei in grado di regolare le tue emozioni anche i momenti più difficili con i tuoi figli diventano più gestibili. Innescando un circolo virtuoso che permette di consolidare la relazione con tuo figlio. Di diventare per lui un modello per la gestione delle sue emozioni.

Rispondere alle situazioni senza reagire in modo automatico

Ad esempio, quando ti trovi sull’orlo di un’esplosione di rabbia, puoi  fermarti un momento. Verificare cosa stai vivendo interiormente ed evitare così di agire sulla base di questa rabbia. Anche se la pausa è di qualche millesimo di secondo, ti permetterà di diventare più consapevole della tua emozione, evitando così di dare vita ad una spirale negativa.

Crescere una famiglia felice e armoniosa, parta con la volontà di ognuno dei suoi componenti di guardarsi dentro. In modo che ognuno di noi impari a mettersi per un momento in pausa, ad ascoltare ciò che succede nel corpo e a fare affidamento sulla naturale saggezza che ognuno di noi ha. Trovare momenti per rallentare un attimo e verificare cosa ci accade interiormente ci permette di creare un po’ più di spazio nella realtà frenetica di tutti i giorni.

Avere una prospettiva più ampia

E’ un allenamento per la nostra mente, che quando sarà il momento, saprà fare riferimento ad una prospettiva più ampia. Anche nelle situazioni più complicate. Permettendoci di vedere con maggiore chiarezza i nostri bisogni e quelli delle persone che condividono la vita con noi.

Nella vita frenetica che conduciamo, per la nostra mente è molto più semplice ripercorre quei percorsi e quelle reazioni che abbiamo visto durante la nostra infanzia. Ci vuole un po’ più di presenza mentale per potersi fermare e scegliere modalità diverse. Solitamente finiamo per comportarci esattamente nello stesso modo in cui si comportavano i nostri genitori, nonostante il fatto che tempo fa avessimo promesso a noi stessi che non ci sarebbe mai successo. Così ci sentiamo immediatamente dei cattivi genitori.

E se imparassimo invece a fermarci più spesso durante la giornata? Fermarsi e  osservarsi  con attenzione. Cogliere le opportunità per riconnetterci con noi stessi, e poi con le persone che amiamo.

Essere compassionevoli verso di sé

Nel mondo di oggi siamo diventati tutti molto abili nel lanciare “ti amo” attraverso l’etere. Molto più difficile è riuscire a farlo guardando l’altro negli occhi. E sentendo veramente in noi quello che diciamo.

La mindfulness ci offre uno strumento preziosissimo: la compassione verso di sé. Che risulta particolarmente utile nei momenti stressanti della giornata. O quando la nostra voce critica interiore ci dice che non siamo abbastanza. Come persona, come partner e come genitore. In quei momenti prova semplicemente ad accettare la tua imperfezione, entrare in connessione con la fatica che stai sperimentando e ad accoglierla con gentilezza e amore verso di te.

Tutti i genitori sono imperfetti e ricordarlo nei momenti di fatica può permetterci di rivolgere uno sguardo compassionevole verso di noi e tutto l’impegno che ci mettiamo.

Come cominciare?

Bene, ora sai qualcosa di più sulla mindfulness e hai anche capito come può aiutarti nel tuo ruolo di genitore, per crescere una famiglia più consapevole, sana, e felice. Ma da che parte si comincia?

Io ti consiglio di cominciare dalle cose semplici. Ad esempio, provare ad osservare cosa ti accade quando tuo figlio ti racconta qualcosa? In che modo lo ascolti? Dove è la tua mente? e cosa stai facendo? Se rispondi alle sue domande mentre guardi imbalsamato il cellulare, gli stai insegnando che ascoltare non è importante.

Oppure cosa ti accade quando sei in macchina e qualcuno ti taglia la strada? Cosa senti dentro? Sei talmente stressato che reagisci in automatico mandando a quel paese il simpatico guidatore? In questo modo insegni a tuo figlio che agire in modo aggressivo è la risposta adeguata quando si percepisce una minaccia.

Ma se vuoi fare qualcosa di più concreto inserisci nella vostra giornata un momento di respirazione consapevole per tutti. E’ un esercizio che si chiama “il compagno di respirazione”.

L’esercizio del compagno di respirazione

Vi sdraiate tutti insieme sul pavimento o sul tappeto del salotto. Ai bambini più piccoli (dai 2 ai 10 anni) dai qualcosa di consistente che abbia un pochino di peso, tipo un peluche un po’ grande da appoggiare sulla pancia. I grandi possono mettere un cuscino.

Cominciate a respirare profondamente, osservando  come il peluche o il cuscino si alzano e si abbassano ad ogni respiro. Inspirate contando fino a tre ed espirate contando fino a quattro. L’ideale è cominciare con un ciclo di 5-10 respirazioni.

Alla fine dell’esercizio provate a condividere come vi sentite. Cosa è cambiato da prima. Se notate qualcosa di diverso. I benefici comprovati di questo esercizio sono un immediato senso di calma, una maggiore capacità di concentrazione e attenzione.

Ti immagini come sarebbe utile è bello farlo fare ai bambini in classe, invece di fargli saltare l’intervallo se non si comportano bene?

 

Spiegami le tue difficoltà in famiglia. Agiremo subito insieme per ritrovare armonia!

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